Grande successo, ieri 22 Agosto 2016, per l’inaugurazione della 30a edizione di “SCULTORI A BRUFA. LA STRADA DEL VINO E DELL’ARTE” che si è tenuta nella frazione del Comune di Torgiano. Per festeggiare la 30a edizione della manifestazione, la Pro Loco di Brufa ha invitato lo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa a realizzare un’opera permanente per il paese. “DUE MONDI” è il titolo che l’artista ha dato alla scultura ambientale che è stata collocata nelle vicinanze delle mura castellane del paese; l’opera è formata da due rettangoli in ferro pieno dalle dimensioni di mt. 3,75 x mt. 2,25 e con la cornice di cm. 30 x 30.
A proposito della scultura di Nagasawa, lo storico dell’arte Bruno Corà, nel testo critico in catalogo afferma: “Enigmatica e ispirata da una geometria immaginaria, la nuova scultura di Hidetoshi Nagasawa suscita nell’osservatore stupore e meraviglia come di fronte a un prodigio di cui non si conosce la causa. I due solidi che Luca Pacioli avrebbe ascritto alle forme improntate al solido vacuum, che Nagasawa ha concepito come una scultura, sono infatti tra loro vincolati come due anelli di una catena, senza che sia possibile separarli e soprattutto capire come sia stata attuata quella reciproca compenetrazione.
Ma Nagasawa è un Maestro anche in questo: dopo aver fatto un miracolo lo fa apparire anche del tutto naturale. Quelli della semplicità, dell’essenzialità, dell’equilibrio e dell’armonia, stati di cui egli dota le sue sculture, appaiono così attributi pressoché basilari delle sue opere. E i suoi lavori, appena trovato il luogo dove deporsi e sostare in quiete, appaiono come preziose, macroscopiche manifestazioni numeniche o come giocattoli di mitici giganti di un’epopea arcaica di cui si sono smarrite le tracce. Ma in essi tuttavia si avverte anche e con prevalenza che sono opere di un’estrema modernità, creazioni cioé in cui le antiche norme costruttive relative alle forze composte nelle forme, sono rimesse in gioco con i materiali prodotti da industrie e fucine contemporanee, scevre però da ogni ostentazione di attualità.
Nagasawa riaccende la fiamma classica, ne rinnova principi e ritmi, ne riqualifica le esigenze che sono quelle di noi contemporanei, mai come oggi bisognosi di bellezza.
Questa nuova opera Due mondi, 2016, vicina alle mura castellane di Brufa, realizzata in ferro pieno dalle misure in scala urbana (mt. 3,75 x mt. 2,25 – spessore della cornice cm. 30 x 30) e comunque concepita en plein air, si affianca a una tipologia di volumetrie inanellate già realizzate da Nagasawa a partire da quella prima intuizione costituita da Ipomea, 1987, realizzata con tubolari in ottone avvinghiati a una colonna preesistente. Una modalità che si riaffaccia come snodo multiplo in Lampo, 1989 e, seppur in forme diverse, in Ipomea e Pleiade, 1991 per offrirsi infine come lezione di geometria vacua impeccabile in Tre cubi, 2005 in legno.
Ci si domanderà quali siano gli impulsi e gli stimoli da cui prendono vita opere come queste di Nagasawa a Brufa e di altre appena evocate. Ebbene, come ho avuto modo in altra occasione di affermare, “Nagasawa ricava l’idea della forma e dello spazio e soprattutto l’essenza poetica che consente di visualizzare entità altrimenti invisibili con il principio del Ma. Esso, ben oltre ciò che esprime nella cultura e nella tradizione giapponese, per Nagasawa “consiste nel cercare uno spazio di tensione all’interno degli oggetti dove l’intelligenza non è sufficiente a trovarlo: per questo è necessario anche usare l’intuizione che riconduce a una dimensione antica e totale ormai dimenticata” (H. Nagasawa, in J. de Sanna (a cura di), Hidetoshi Nagasawa, La conoscenza rovesciata.Testi sull’arte, Nike, Segrate, 2000, p. 17).
Più volte Nagasawa ha tuttavia lasciato intendere che il Ma è proteiforme e in grado di identificarsi con il concetto di spazio-tempo e con altre infinite sensazioni.
Tra esse, quella del peso nelle materie impiegate che, attraverso una sapiente elaborazione e visualizzazione delle parti plastiche poste in equilibrio, si annulla percettivamente, è una delle più evidenti. A tale proposito resta emblematica per la capacità di azzeramento del peso e per il precario ma audace equilibrio l’opera Epicarmo, 2012, esposta nell’aprile 2013 al MACRO di Roma.
Per fornire invece una sensazione che si avvicini e renda il sentimento dello spazio-tempo che avvolge e attraversa questa scultura di Brufa, che lo sguardo e i sensi non hanno difficoltà ad attraversare e interiorizzare, basta far riferimento alle parole stesse di Nagasawa: “Quando il tempo si muove più adagio, un profumo attraversa lo spazio vuoto. Quando il profumo aumenta d’intensità si avvicina il tempo zero. Il tempo zero è la via che congiunge i due mondi”.
Hidetoshi Nagasawa è nato a Tonei (Manciuria) nel 1940.
Vive e lavora tra Milano e le colline di Biella, dove ha recuperato una vecchia fabbrica tessile adattandola a studio ed abitazione.
Dopo un lungo viaggio in sella ad una bicicletta della durata di poco più di un anno, dal Giappone approda nell’agosto del 1967, come tappa finale di una sorta di Odissea personale, a Milano, decidendo di rinunciare alla professione di architetto per dedicarsi all’arte. Tutta la sua opera si basa sull’elaborazione di ambienti di contemplazione, di sculture di equilibri instabili quasi a sfidare le leggi gravitazionali terrestri, utilizzando intrecci o coesistenze di materie diverse (legno, ferro, rame, carta, marmi, pietra): costruzioni spesso al confine tra architettura e scultura, come dimostrano i suoi giardini a Certaldo, Brisighella e Quarrata e la sua scultura collocato nel Giardino di Celle presso la Collezione Gori. Una ricerca, quella di Nagasawa, che tende a costruire un punto d’equilibrio tra la cultura orientale d’origine e quella occidentale d’adozione, fondendo elementi mitici e credenze religiose. Fondamentale è il valore che Nagasawa dà al luogo ed al viaggio, come testimoniano alcune sue opere dedicate all’archetipo del viaggiatore e del navigatore solitario, quale il bastone e l’imbarcazione.
Nel corso della sua carriera ha preso parte a numerose edizioni della Biennale di Venezia e alla IX edizione di Documenta a Kassel. Ha esposto in mostre personali e collettive nei principali musei di tutto il mondo, tra cui il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, Villa delle Rose della Galleria Comunale di Bologna, la Fondazione Mirò di Palma de Maiorca, il MACRO di Roma, il Museum of Modern Art di Saitama e di Kawagoe, il National Museum of Art di Osaka, il Museum of Modern Art di Kamakura e di Hayama, il Palazzo della Triennale di Milano, il FRAC di Fontevraud, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il Middelheim Museum di Anversa, il National Museum of Modern Art di Osaka, il Museum of ContemporaryArt di Hiroshima, il Municipio Adachi-ku di Tokyo, il Contemporary Art Center di Mito”.
La 30a edizione della manifestazione è promossa ed organizzata dalla Pro Loco di Brufa in collaborazione con il Comune di Torgiano;
con il contributo economico e patrocinio della Regione Umbria e della Camera di Commercio di Perugia;
sponsor: Metalserbatoi Torgiano, Borgo Brufa SPA RESORT, Megacolor.
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“SCULTORI A BRUFA, LA STRADA DEL VINO E DELL’ARTE” fu ideata dalla Pro Loco di Brufa nel 1987: invitando uno scultore all’anno ad esporre i propri lavori per le strade che dominano i vigneti e le piazzette del borgo e acquisendo un’opera per ciascun artista, è arrivata alla 30a edizione con risultati entusiasmanti. Oramai, durante tutto l’anno, molti turisti e collezionisti arrivano a Brufa per visitare le sculture all’aperto in permanenza e per il mondo dell’arte l’iniziativa è un appuntamento consolidato.
Brufa è un piccolo centro del Comune di Torgiano, sulle cui colline sono situati i vigneti della prestigiosa produzione enologica torgianese; domina la piana del Tevere e la pianura di Assisi fino a Foligno. Fa parte della dorsale Torgiano – Brufa – Miralduolo – Torgiano dove si sviluppa “La Strada del Vino e dell’Arte”.
In questo paesaggio sono state inserite le sculture degli artisti: Massimo Pierucci, Marcello Sforna, Mario Pizzoni, Agapito Miniucchi, Giuliano Giuman, Aurelio De Felice, Bruno Liberatore, Nino Caruso, Loreno Sguanci, Umberto Mastroianni, Mirta Carroli, Carlo Lorenzetti, Joaquín Roca-Rey, Nicola Carrino, Giuliano Giuliani, Gino Marotta, Eliseo Mattiacci, Mauro Staccioli, Valeriano Trubbiani, Pietro Cascella, Teodosio Magnoni, Federico Brook, Umberto Corsucci, Ettore Consolazione, Beverly Pepper, Federica Marangoni, Marco Mariucci, Tito Amodei, Paolo Pasticci.
BRUFA fu abitata dagli Umbri, dagli Etruschi e dai Romani; Castel Grifone era l’antico nome di questo borgo fortificato più volte conteso. A Brufa nel 1367 la città di Perugia fu sconfitta dai soldati del Papa guidati da J.Hawkwood, detto l’Acuto e perse il dominio dell’Umbria (1.500 morti, 2.000 prigionieri).
Nel 1415, prigioniero in una torre del Castello di Brufa, Giovanni da Capestrano ebbe la visione di San Francesco che lo spinse sulla via della santità. La storia del Castello di Brufa si lega nella seconda metà del 1600 a quella di Andrea Angelini Bontempi, musicista, architetto, pittore, letterato, incisore di pietre preziose e fabbricante di orologi , che a Brufa acquistò fabbricati e terreni. Morì nel 1705 e fu sepolto nella Chiesa dei SS.Cosma e Damiano, da lui stesso fatta edificare.
Patrono del paese è S.Ermete, martirizzato con il taglio della testa al tempo dell’Imperatore Adriano, nell’anno 118 d.C.
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