Autonomia differenziata: un grave rischio per il territorio

Autonomia differenziata: un grave rischio per il territorio

Autonomia differenziata: un grave rischio per il territorio

L’Autonomia differenziata rischia di creare regioni di serie A e regioni di serie B, tra cui l’Umbria e anziché riunificare la capacità di risposta dello Stato alla pandemia e alla crisi economica, ne ripropone un’ulteriore frammentazione indebolendo l’unità del Paese, aumentando le disuguaglianze e impedendo la tutela dei diritti per tutti i cittadini italiani, privilegiando le regioni più ricche.

È questo in estrema sintesi l’allarme che è stato rilanciato ieri nel corso dell’assemblea pubblica promossa dalla Cgil che si è tenuta a Marsciano, presso la sala Capitini, e nella quale sono intervenuti tra gli altri il costituzionalista Mauro Volpi, il sindaco di San Venanzo, Marsilio Marinelli, e il segretario generale della Cgil di Perugia, Simone Pampanelli.

“Un’assemblea organizzata soprattutto per informare la cittadinanza sui rischi di una riforma che è un attacco all’unitarietà dei diritti che porterà a una inaccettabile cristallizzazione dei divari esistenti o addirittura al loro ulteriore allargamento, in pratica la secessione dei ricchi – spiega Francesco Bartoli, responsabile della zona Media Valle del Tevere per la Camera del Lavoro di Perugia.

È necessario, invece, un serio investimento aggiuntivo di fondi nel sistema pubblico, in modo da garantire a tutti i cittadini l’esigibilità dei diritti fondamentali, a partire da quelli alla salute, all’istruzione, all’assistenza, al lavoro e alla mobilità. Va quindi aumentata la spesa anche in un territorio come il nostro in cui molti diritti, a partire da quello alla salute, stanno diventando inesigibili, nel rispetto dell’unico principio su cui deve fondarsi la distribuzione delle risorse tra Stato e Regioni, quello perequativo”.

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