Collevalenza, celebrata la Giornatadella Vita consacrata
Sabato 14 il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha presieduto nel Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza la celebrazione della Giornata regionale della Vita consacrata e del Giubileo della Misericordia.
Puntualmente i numerosi religiosi e religiose intervenuti, dopo la recita dell’Ora Media, nell’Auditorium Giovanni Paolo II hanno ascoltato una riflessione del Card. Bassetti su”La Vita consacrata alla luce del Giubileo della Misericordia”. Ci ritroviamo – ha introdotto il Presule – come l’anno scorso, proprio nella Vigilia di Pentecoste, ad invocare lo Spirito Santo sulle nostre Chiese e comunità. Celebriamo insieme, carissime sorelle e fratelli religiosi dell’Umbria, il Giubileo della misericordia nel Santuario dell’Amore Misericordioso fondato dalla Beata Madre Speranza. Dall’Anno della Vita Consacrata – ha ricordato – siamo passati, provvidenzialmente, al Giubileo straordinario della Misericordia, entrambi voluti da papa Francesco. Ne è scaturita una semplice e profonda affermazione: la misericordia, che è al centro del Vangelo, deve essere anche al cuore di ogni carisma religioso, in modo ancora più deciso. La Parola di Gesù: “Siate misericordiosi come il Padre” è rivolta in modo tutto particolare alle persone consacrate che si propongono la sequela radicale di Gesù.
Il Cardinale in particolare ha sottolineato:
A/come ogni vocazione, quella religiosa in particolare, proviene da uno sguardo che è allo stesso tempo espressione di misericordia e di elezione da parte del Signore (miserando atque eligendo). Solo nella misura in cui si è consapevoli di avere ricevuto e di ricevere continuamente in modo personale l’Amore misericordioso, si può offrire la gioiosa testimonianza del vangelo.
La gioia del cristiano e del religioso in particolare, è richiamata con forza dal Magistero di Papa Francesco. Basti pensare semplicemente all’incipit delle sue Esortazioni: Evangelii gaudium, Amoris laetitia. Ebbene, la gioia del Vangelo è direttamente e primariamente collegata all’esperienza di essere amati, compresi, perdonati dal Padre per mezzo di Gesù nella dolcezza dello Spirito Santo. Questo è all’origine e alla base di ogni vocazione cristiana e della conseguente risposta.
Lo stato di vita della persona consacrata è caratterizzato dalla particolare misericordia ricevuta e donata.
B/ Da questa esperienza personale, sempre più coinvolgente, scaturisce l’impegno di trasformare le comunità religiose in luoghi nei quali ogni giorno s’impara ad accogliere l’Amore di Dio effuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo, a mettere in atto il dono e il perdono reciproco, la correzione fraterna, la mutua accoglienza delle diversità e il servizio.
La vita consacrata senza la testimonianza concreta della vita fraterna non fa reale esperienza di misericordia: non la si può ricevere dal Signore (se non amiamo i fratelli è segno che non siamo in comunione con Dio che è amore) e non possiamo immaginare di poterla offrire ai poveri fuori della comunità.
La comunità religiosa è il luogo dove si impara ad accogliere con gioia Dio come Amore e a incarnarLo quotidianamente nella fraternità.
C/ L’esperienza personale e comunitaria della misericordia dovrebbe portarci ancora più a vivere la missione di Gesù stesso: testimoniare il Vangelo dell’amore misericordioso ai poveri con le opere di misericordia corporale e spirituale, portare la tenerezza di Dio agli uomini sfiduciati che, feriti dalla vita, hanno chiuso il cuore alla speranza.
Del resto, non sono stati forse i carismi religiosi a tenere in piedi “l’architrave della misericordia” e a sorreggere la vita della Chiesa? “La nostra regione – abbiamo scritto l’anno scorso noi vescovi dell’Umbria – è stata attraversata, lungo la storia, da tante vie di misericordia, che hanno avuto i loro testimoni privilegiati nei nostri Santi. Una vera geografia della misericordia”.
Noi vescovi umbri – ha ricordato il Cardinale – abbiamo messo in evidenza i due grandi poli che alla misericordia particolarmente si ispirano. Il primo è la Porziuncola, dove San Francesco plasmò la sua prima comunità sotto lo sguardo materno della Vergine degli Angeli. Proprio il prossimo 2 agosto si celebrerà l’ottavo centenario dell’Indulgenza che San Francesco ottenne da Papa Onorio III. Il Santo ebbe a dire pieno di gioia: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso … con cuore buono e contrito potete ottenere l’indulgenza di tutti i peccati”…
Il secondo luogo particolarmente significativo in riferimento all’Anno giubilare è il Santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza. Qui il Signore ha scelto una donna spagnola, la Beata Madre Speranza di Gesù, che ha dato vita negli anni 50-60 al primo Santuario nel mondo dedicato a Gesù Amore Misericordioso. L’icona è il Crocifisso ligneo … Riproduce Gesù in croce che rivolge al Padre la sua ultima preghiera: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Ai piedi del Crocifisso il comandamento di Gesù: “Amatevi come io vi ho amato” (Gv 13,34). L’Amore di Gesù cambia il mondo. È questo il cuore del messaggio evangelico e quindi della nuova evangelizzazione, il cuore di ogni carisma e di ogni missione. Ogni vita consacrata, ogni comunità religiosa questo dovrebbe testimoniare secondo la specifica vocazione missione.
Il Papa parla della “rivoluzione della tenerezza”. Egli dice che tutto “dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza” e nulla “può essere privo di Misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’Amore misericordioso e compassionevole” (MV 10). Chiediamoci come questo volto misericordioso, che è il cuore del vangelo, possa e debba “rivoluzionare” il nostro modo di pensare e di vivere, di celebrare e di testimoniare con le opere caritative la missione stessa di Cristo. Ciò richiede una profonda revisione di vita che porti a superare pesantezza e stanchezza, a non cedere alla mediocrità e alla mondanità spirituale, a non fare della vita consacrata un luogo protetto, a svegliarsi e ad abbandonare ogni stile di vita non evangelico. Il Cardinale, infine, ha così concluso “Volgiamo infine lo sguardo a Maria, la Madre della Misericordia. “Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù” (MV, n. 24).
Collevalenza
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