
Gualdo Cattaneo domina tra i comuni medio-piccoli
Todi, con un tasso di 14,1 imprese ogni 100 residenti, si conferma nel 2024 il comune umbro con il più alto indice di imprenditorialità tra quelli con oltre 10.000 abitanti. Secondo un rapporto della Camera di commercio dell’Umbria, Gualdo Cattaneo e Bastia Umbra seguono a stretto giro, entrambi con 11,9 imprese per 100 residenti. A completare la top five, Orvieto registra 11,8 e Assisi 11,7. Questi risultati evidenziano la solidità del tessuto imprenditoriale di Todi, che ha mantenuto il primato anche negli anni precedenti, nel 2022 e nel 2023.
La classifica continua con Città di Castello (11,2), Gualdo Tadino e Gubbio (entrambi a 11), mentre Marsciano si attesta a 10,8. Più distanti i comuni di Perugia (10,5), Spoleto e Umbertide (10,4), e infine Terni e Foligno (9,9), con Corciano a 9,7. Chiusura per Narni (9,6), Magione (9,4), Amelia (8,7) e San Giustino, che segna il valore più basso con 7,8 imprese ogni 100 residenti.
A livello di comuni medi, Gualdo Cattaneo si distingue per il terzo anno consecutivo con 14,3 imprese ogni 100 abitanti, seguito da Montefalco (14,2). La graduatoria prosegue con Torgiano (12,4), Tuoro sul Trasimeno (10,7), Spello (9,5), Nocera Umbra (9,3), Deruta (9,2), Trevi (8,5) e Panicale (8,4). Città della Pieve si colloca all’ultimo posto con 13,9.
Nei comuni con meno di 5.000 abitanti, le fluttuazioni numeriche si riflettono maggiormente sul tasso imprenditoriale. Monteleone di Spoleto si distingue con 18,1 imprese ogni 100 residenti, seguito da Norcia (15,6), Sant’Anatolia di Narco (15,2), Massa Martana (13,6) e Lisciano Niccone (6,6). Cascia occupa la posizione più bassa, con soli 6,3 imprese per 100 abitanti, preceduta da Porano (6,4), San Gemini (7,0), Allerona (7,3) e Giove (7,7).
A livello regionale, l’Umbria ha registrato nel 2024 un calo del tasso di imprenditorialità, scendendo da 11 a 10,1 imprese ogni 100 residenti. Questa diminuzione, che riflette una contrazione del numero di aziende superiore rispetto alla diminuzione della popolazione, colpisce anche i comuni più attivi. Todi ha visto il suo tasso diminuire da 14,5 a 14,1, Castiglione del Lago da 12,4 a 11,9, Bastia Umbra da 12,3 a 11,9 e Orvieto da 12,1 a 11,8. Assisi ha subito una lieve flessione, passando da 11,8 a 11,7. Malgrado questa contrazione, l’Umbria si posiziona ancora tra le regioni italiane con la più alta propensione all’imprenditorialità, occupando il quinto posto per densità imprenditoriale rispetto alla popolazione e il terzo per densità di società di capitale.
L’area che comprende Montefalco (14,2), Todi (14,1) e Spoleto (10,4) continua a dominare la classifica, formando un “triangolo d’oro” dell’imprenditorialità in Umbria. I fattori di successo in questa zona includono la presenza di prodotti con Denominazione di Origine Controllata (DOCG), come il Sagrantino di Montefalco, il turismo enogastronomico di alta qualità e una rete ben consolidata di agriturismi.
La valle che comprende Norcia (15,6), Cascia (6,3) e Preci (11,6) mette in evidenza un divario significativo tra i comuni vicini. Norcia beneficia ancora del riconoscimento legato al tartufo e alla norcineria, ma le conseguenze del terremoto del 2016 si fanno sentire. Cascia, invece, sta fronteggiando gravi difficoltà a causa dell’isolamento post-sisma.
Le performance dei comuni lacustri sono contrastanti: Castiglione del Lago (11,9) e Passignano (9,3) registrano un calo, mentre Tuoro (10,7) mostra segnali di ripresa. Magione, invece, non mantiene le aspettative. Le aree al confine con Lazio e Marche presentano criticità sistemiche, con Città della Pieve (7,2) e Allerona (7,3) che soffrono la dipendenza da Orvieto e Chiusi. Gualdo Cattaneo (14,3) si distingue per la sua posizione strategica lungo la Flaminia.
I borghi storici mostrano dati preoccupanti; Bevagna (11,6) e Trevi (11,8) si mantengono grazie a eventi specifici, mentre Spello (10,5) e Deruta (10,8) faticano a causa della crisi nel settore artigianale.
Il corridoio Terni (9,9)-Foligno (9,9)-Narni (9,6) dimostra la resilienza di Terni, grazie a iniziative di riconversione ecologica, mentre Narni emerge come caso di studio di transizione, e Foligno non riesce a soddisfare le aspettative.
Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria, ha dichiarato che “il calo del 2024 rappresenta una sfida per l’Umbria, storicamente sinonimo di imprenditorialità e dinamismo economico”. Ha sottolineato l’importanza di politiche coraggiose e interventi mirati, che supportino concretamente gli imprenditori, attraverso un’ampia collaborazione tra istituzioni e associazioni di categoria, elementi fondamentali per promuovere l’economia locale.
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