
da Luigi Foglietti (Il Messaggero)
TODI – C’era una volta il biondo Tevere. “Flavus”, infatti, l’aveva definito Virgilio nell’Eneide, nel tratteggiarlo come un fiume dove le acque trasportavano le gialle sabbie alzate dal fondo. Lo scorrere lento e maestoso nella sua valle dalle natie pendici del monte Fumaiolo in Emilia, ha scandito ritmicamente il fluire del tempo, ed è stato testimone della storia che ha interessato l’Umbria, “cuore verde d’Italia”. Da alveo caro al dio Tiberino, figlio di Capeto re di Alba che perdendo la vita nelle sue acque gli dette il nome, e che contemporaneamente ne divenne protettore, a possibile fonte, oggi, di attrattiva turistica. E dopo alcuni studi di fattibilità per un utilizzo turistico fatti da alcuni anni, qualcuno sembrerebbe ancora crederci e ne ha tentato lo sfruttamento. Infatti il percorso umbro del Tevere costeggia tanti luoghi e città ricchi di storia e arte per i quali il fiume potrebbe fungere da non tanto virtuale fil rouge. La nostra regione e le sue genti hanno sempre avuto uno stretto rapporto con questo fiume che, con i suoi 405 chilometri è il terzo del Paese. Duecento ne rappresentano il bacino idrografico all’interno del territorio regionale che viene tagliato completamente da nord a sud, determinando naturalmente una verticalità nel sistema delle comunicazioni, sistema ricalcato oggi da strade e ferrovie, con quei suoi numerosi importanti porti che le antiche genti avevano costruito a Torgiano, a Todi, a Paliano, a Otricoli. Inoltre, e non è da poco, aveva così costituito nei tempi remoti un naturale confine fra gli stanziamenti degli Umbri, insediatisi sulla sponda sinistra, e gli Etruschi attestatisi sulla destra.
I tanti rinvenimenti hanno consentito di capire come, anche alcuni millenni fa, il Tevere avesse assunto una sua centralità rappresentando un richiamo insediativo per le sue riconosciute peculiarità favorevoli alla vita. Vicino alle rive dell’alveo, infatti, c’erano terreni fertili e tanta selvaggina da consentire una vita senza la necessità di lunghi spostamenti. Un habitat ancora oggi quasi immutato e ricco di suggestive oasi naturali, che costituiscono un’altra forte attrattiva. Molto diversa era la tipologia degli insediamenti lungo il corso del Tevere, a sinistra cinte fortificate e santuari d’altura, tipiche per popolazioni con punti di aggregazione formati da piccoli nuclei della stessa etnia, a destra, già dall’ottavo secolo, gli Etruschi fondavano i primi centri urbani. Questo addirittura fino ad Augusto che, nell’intento di portare a compimento l’assetto territoriale della penisola, definisce i limiti geografici delle Regiones costituenti l’Italia e, tra queste la VI^(Umbria) e la VII^(Etruria), sono proprio divise dal corso del Tevere.
Il fiume quindi da sempre, appare come confine imprescindibile ed invalicabile, quanto meno non valicato, dalle popolazioni insediate lungo il suo corso, ma utilizzato sia per gli spostamenti, sia per contatti, economico-culturali tra i popoli apparentemente divisi, ma contemporaneamente uniti attraverso esso. Di ciò tratta il geografo Strabone (I secolo) che ricorda come il Tevere fosse navigabile al pari degli altri fiumi umbri quali il Nahar (Nera) e il Teneas (Topino?). Anche Plinio, sempre nel primo secolo, accenna alla navigabilità fino alla foce, laddove il Tevere si divide nei due rami di Fiumara, che bagna Ostia Antica, e di Fiumicino, formando e racchiudendo in un virtuale abbraccio l’Insula Sacra cara a Venere. Il biondo fiume, quale clessidra, ha assistito a eventi storici anche nel medioevo, nel rinascimento, e oltre, quindi allo sviluppo artistico del territorio, garante privilegiato delle stupende testimonianze monumentali lasciate dal genio dei figli di questa terra, alcune proprio lungo il suo asse. In sintesi il Tevere potrebbe essere ancora una risorsa per la nostra regione se, copiando le sue sponde, si creasse un percorso e si valorizzasse tutta una serie di patrimoni quali lo storico, l’archeologico, l’ambientale che costituiscono, tutti insieme, la continuità dell’importanza rappresentata da questo fiume, dalle lontane origini della nostra regione e delle sue genti fino ai nostri giorni.
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